Il contratto di rete compie 15 anni!

A quasi 15 anni dalla sua comparsa in Gazzetta Ufficiale il contratto di rete si afferma come uno strumento stabile per lo sviluppo strategico delle imprese italiane. E’ quanto emerge dai dati elaborati dall’Osservatorio Nazionale sulle Reti d’Impresa 2022 che registra un +10% dei contratti di rete nel 2022 rispetto al 2021 raggiungendo la quota di 8 mila che coinvolgono 44 mila imprese.

Per chi opera da anni nel settore dei contratti di rete questo dato non risulta inaspettato: le imprese in momenti di complessità di mercato sono più propense a collaborare.
Lo studio pone in evidenza un altro dato molto interessante: oltre il 65% delle quasi 16.000 imprese analizzate coinvolte in un contratto di rete ha registrato un incremento nei propri bilanci dei ricavi, del valore aggiunto, e del valore delle immobilizzazioni.

Come Studio Impresa abbiamo assistito oltre 100 progetti di aggregazione realizzati con contratti di rete e possiamo anche noi confermare che questi progetti portano ad un incremento della competitività delle aziende in rete anche quando non raggiungessero tutti gli obiettivi strategici prefissati. Il percorso che il progetto richiede è infatti così ricco di stimoli e di innovazioni che percorrerlo rappresenta un valore in sé!

Abbiamo chiesto alla dott.ssa Carlotta Cena perché questo accade.

Cosa accade quando le aziende si mettono in rete?
Contaminazione. Fare rete non è solo un accordo giuridico ma è un piano strategico di medio lungo periodo. Non ci è mai capitato di vedere un progetto di rete arrivare alla luce se non parte e coinvolge direttamente gli imprenditori. Condividere la propria visione e strategia di mercato con altri imprenditori è indubbiamente un percorso in salita che richiede: fiducia, metodo, regole chiare e condivise, capacità di leadership e disponibilità alla delega. Quando l’imprenditore è disponibile ad affrontare questo percorso il processo di contaminazione è inevitabile e le best practices di una azienda innescano un processo virtuoso sulle altre aziende in rete.  

Creazione di valore e condivisione. Fare rete vuol dire produrre maggior valore e condividerlo con regole semplici e chiare fin dall’inizio. Sembra scontato, ma non sempre lo è. Un progetto di rete, per funzionare, deve essere in grado di liberare risorse e di offrire soluzioni ai propri clienti che siano più competitive. Nel fare questo lavoro si attivano sin da subito dei processi di collaborazione interaziendali che migliorano le performance del gruppo e quindi anche del singolo. Nei gruppi più performanti il lavoro prosegue con l’attuazione delle strategie di medio lungo periodo sfociando anche, in alcuni casi, in operazioni di M&A più strutturate.

Perché si parla di strategia e di mercato e non di norme e clausole contrattuali?
Fare rete vuol dire fare impresa con altri mantenendo la propria identità. È possibile fare impresa senza fare strategia? La risposta è scontata: NO!
Partendo dalle regole il contratto non vedrà mai la luce per la difficoltà oggettiva di definire accordi tra le parti o per l’impossibilità di normare tutti gli aspetti legati alla collaborazione.
Allinearsi invece sullo scopo e sulla strategia è l’unico metodo che consente ad un gruppo di “lavorare insieme” per trovare quel giusto equilibrio tra governance e regole necessario per iniziare un nuovo progetto.

Quali possono essere le strategie che le aziende perseguono mettendosi in rete?
Spesso diciamo che ogni contratto di rete è un “vestito cucito su misura”, ciascuna azienda ha le sue strategie, ogni gruppo di aziende, ancor di più, ha la sua strategia che dipende dal settore, dalle dimensioni, dal mix delle aziende coinvolte, dal mercato a cui si rivolgono nell’azione congiunta, dalle relazioni formali o informali già esistenti. Detto questo provo a schematizzare alcuni modelli di strategie che in questi anni abbiamo incontrato ricordando, però, che raramente un gruppo di imprese persegue un’unica strategia.

Reti per la gestione del personale: la codatorialità in questo ultimo anno fa da padrona. Le imprese si mettono in rete per migliorare la competitività del singolo realizzando una struttura comune di lavoro. Codatorialità, assunzione congiunta e distacco sono strumenti pensati e resi disponibili dal legislatore per consentire alle aziende che condividono una strategia di migliorare l’elasticità dei costi della manodopera fino ad arrivare a considerare le aziende che operano in rete come datori di lavoro dello stesso dipendente.

Reti di settore: il mercato di riferimento è formato da un lato da operatori di ridotte/ridottissime dimensioni aziendali con capacità di investimento limitate e dall’altro da aziende più strutturate. Per non perdere le opportunità di mercato riservate alle aziende più strutturate le imprese dello stesso settore si uniscono in rete per superare il problema dimensionale e trovare forme di coordinamento e condivisione delle risorse tali da consentire l’accesso a mercati altrimenti preclusi.

Reti di filiera: aziende strutturate sul mercato si avvalgono di fornitori di ridotte o ridottissime dimensioni, essenziali per la realizzazione della propria produzione. Le aziende strutturate ritengono strategico attivare un processo di consolidamento della catena di approvvigionamento che possa trasformare alcune delle aziende con cui collaborano da semplici fornitori a veri e propri partner.

Reti infragruppo: la gestione dei gruppi aziendali richiede strumenti in grado di andare oltre alla logica della singola azienda che possano rispondere ai piani strategici perseguiti dal management che guida il gruppo. Se la strategia del Gruppo spesso è chiara non sempre la sua attuazione è lineare in quanto ogni società ha spesso una propria organizzazione con procedure e persone dedicate. E’ necessario quindi introdurre concetti e strategie tipiche di progetti tra aziende autonome per aggirare le resistenze interne.

Reti complementari: alcuni mercati richiedono la presenza di operatori di settori diversi sullo stesso cliente, molto spesso si generano tra gli operatori delle relazioni informali che portano a reiterare le collaborazioni senza che ne venga esplicitato il valore. In alcuni casi queste aziende multisettoriali scelgono di trasformare questa informalità in un progetto comune sistematico e di medio/lungo periodo.

Reti per la condivisione di risorse: in alcuni settori la capacità produttiva richiede importanti investimenti fissi, siano essi in termini di risorse tecniche, umane o mezzi. Questi investimenti possono essere accompagnati da esigenze produttive non costanti. Alcune aziende collaborano stabilmente per fruire di queste risorse in modo elastico.

Reti commerciali: le aziende collaborano per condividere strategie di sviluppo del proprio mercato condividendo le proprie reti commerciali (il caso di aziende diversificate che operano nello stesso mercato di riferimento), investendo congiuntamente in nuovi canali di vendita (es. e-commerce) o affrontando nuovi mercati (es. internazionalizzazione o pubblica amministrazione.

Sul nostro sito spieghiamo bene il nostro metodo.
Buon lavoro!
 

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